Negli ultimi anni sono state sviluppate nuove tecnologie
che permettono di verificare in situ la presenza di contaminanti per
mezzo della misura della conducibilità elettrica.
La prova è eseguita con penetrometro statico da 20 tonnellate
autocarrato e zavorrato e consiste nell'infliggere nel terreno una
particolare punta strumentata con trasduttori, che permettono di misurare
con continuità i seguenti parametri:
- resistenza alla punta Qc (MN/m2)
- attrito laterale locale Fs (KN/m2)
- inclinazione I (°)
- pressione dei pori U ( bar)
- resistività R (ohm/m)
- contenuto di acqua (%)
- conducibilità ionica (mS/m)
Successive elaborazioni permettono la restituzione
in forma grafica e numerica delle misure di campagna. Tali prove sono
particolarmente
indicate nel caso in cui, oltre ai normali parametri di resistenza
e deformazione del terreno, sono da ricercarsi delle variazioni delle
caratteristiche fisico-chimiche conseguenti a elementi inquinanti o
salinità.
Infatti la loro presenza modifica le caratteristiche di resistività del
terreno (rispetto a quella naturale) e quindi la misura di tale parametro
permette di riconoscere con facilità ed immediatezza la presenza
di contaminante. Il metodo non permette di riconoscere il tipo di inquinante
(salvo casi particolari), ma individua delle condizioni anomale rispetto
allo stato di suolo pulito.
La conducibilità elettrica di un suolo dipende da numerosi fattori
quali la sua struttura, il contenuto d'acqua, la composizione mineralogica
e da una serie di processi chimico, fisici e biologici che in
esso avvengono.
Il metodo RCPTU misura la somma di tutte queste influenze ed è quindi
particolarmente indicato per monitorare le zone in cui l'inquinamento
può risultare estremamente variabile sia come intensità che
come tipo di contaminante.
Successive indagini puntuali mediante sondaggi geognostici,
prelievo di campioni d'acqua e di terreno permetteranno di individuare
con esattezza
il tipo di inquinante.
Nel caso di inquinante costituito da petrolio e suoi derivati è consigliabile
l'uso della punta FFD (Fuel Fluorescence Detector).
La presenza di n.4
elettrodi permette inoltre di determinare la dilatanza e la contrattività della
sabbia. Infatti la resistività misurata
tra le coppie di elettrodi esterni ed interni è legata direttamente
al grado di rimaneggiamento della sabbia, indotto dalla penetrazione
della punta. Attraverso questa misura è possibile definire la
dilatanza D della sabbia.
Tale parametro è particolarmente importante
ed efficace per determinare il potenziale di liquefazione dei terreni
sabbiosi saturi
in condizioni di sollecitazioni dinamiche e cicliche.
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